STORIE DI ORDINARIA PSICHIATRIA

Una storia di ordinaria psichiatria

Di Susanna Brunelli

Precedentemente pubblicato su MENTEINPACE

(prima parte)

Mi presento, sono Susanna ho 57 anni e vivo a Verona.

In molti potrebbero riconoscersi nel mio racconto, perché quando un famigliare soffre, il resto del nucleo è, bene o male coinvolto. Da lì può accadere un effetto domino, nel senso che entrano in gioco dinamiche che mettono a dura prova il nucleo famigliare, nelle difficoltà ci si può separare o ci si unisce di più, e ci si può addirittura ammalare a sua volta, anche fisicamente, come è accaduto a me.

Tutto è cominciato circa 24 anni fa, con mia sorella maggiore, siamo in tre sorelle e io sono quella di mezzo. Quindi è un bel po’ di tempo che conosco il contesto della salute mentale, purtroppo!!!

Quando accade una cosa di questo tipo in una famiglia, ognuno reagisce a suo modo.  Inizia il gioco delle parti, si prende una posizione e tutti sono focalizzati sul problema, cioè la persona in questione, “la sintomatica”, nel mio caso mia sorella maggiore che manifestava un disagio psichico.

Da lì c’è stato un susseguirsi di eventi, sai del tipo quando ne comincia una poi…

Mi ricordo che i miei genitori erano molto preoccupati ed essendo una cosa nuova, non sapevano cosa fare, così un po’ alla volta sono arrivati in psichiatria. Certo, se ti rompi una gamba vai in ortopedia ma se si ha a che fare con un disagio mentale la cosa cambia un po’.

Ognuno ha la sua teoria, spesso contrastante e cominciano a nascere dinamiche che creano alleanze o divisioni all’interno dello stesso nucleo, anche per chi come me già fuori di casa in quanto sposata.

Quando si parla di salute mentale non è come parlare di disturbo fisico, qui c’è dell’altro, si ha a che fare con le emozioni, con i comportamenti, con le relazioni, con le esperienze che non sono state ben vissute, con la spiritualità, con l’anima, con disturbi del comportamento, ma vengono coinvolti anche altri aspetti, più pratici come la burocrazia e lo stato economico, per non parlare del lavoro, tutto viene compromesso e la famiglia cambia stile.

Insomma, un’ondata travolgente che ha messo in discussione quella che sembrava una famiglia equilibrata.

I genitori sono apprensivi, all’inizio si hanno forze ed energia, ma quando succede che la cosa persiste e si protrae per lungo tempo le energie cominciano a calare e si cominciano ad accusare segni di stanchezza e cominciano a mancare anche le forze. È quello che è successo ai miei genitori, praticamente quello che io chiamo “effetto domino”.

Chi sta vivendo questo tipo di situazione immagino sappia di cosa sto parlando.

Nel nostro caso c’era un bimbo piccolo, il figlio di mia sorella, il mio caro nipote, che in seguito mi è stato affidato con l’aiuto dei servizi e delle assistenti sociali, perché nel giro di due anni e mezzo, la situazione si aggravò per mia sorella e i miei genitori troppo deboli per seguire un bimbo così piccino con le esigenze da bambino, che non stava crescendo in un ambiente sereno. Purtroppo, io, la figlia di mezzo, mi sono fatta carico di tutti loro.

Da lì parte la grande avventura e il mio cambiamento personale. Ho iniziato a cercare risposte, soluzioni, leggere libri, corsi di formazione, seminari, ho cercato di approfondire anche dentro di me come stavo vivendo la situazione, ho cambiato posto di lavoro dopo vent’anni, mi sono separata, una rivoluzione nella mia vita, ho trovato perfino Dio, ed è nata in me una grande fede, perché quando il gioco si fa duro… io prego!

Ma poi servono azioni pratiche e concrete, la fede aiuta tantissimo ma è necessario mettere in atto tutti gli strumenti e le risorse terrene, che si hanno a disposizione; la fede prima di tutto, l’Amore è l’elemento fondamentale, direi la medicina per eccellenza.

Senza l’amore non c’è salvezza, la preghiera fatta con il cuore è importantissima per me, tanta calma e pazienza, ma serve altrettanto senso pratico e di organizzazione, e anche tanto tempo, saper gestire le proprie emozioni, che non è per niente facile, e anche avere inventiva e creatività.

Devo dire che la creatività è stata la mia salvezza, anche con Federico, mio nipote. Non avendo figli mi sono dovuta improvvisare e la creatività è stata una grande risorsa per me, ma ho saputo anche chiedere aiuto quando ne sentivo la necessità, e non è facile neanche quello. Cercare gli aiuti giusti per il momento che si sta vivendo e riconoscere i propri bisogni è un atto di coraggio.

Rimasti io e Federico, perché poi il mio matrimonio è finito dopo dodici anni, è stato un vero cambiamento per me. Ho imparato veramente tante cose, anche solo osservando lui, la sua spontaneità, il suo sorriso innocente, e da questa situazione di crisi mi sono nate molte opportunità di rivedere la mia vita.

Con il passare degli anni, mia sorella è passata in una comunità alloggio. I miei genitori hanno lasciato la vita terrena, mia mamma con l’Alzheimer nel 2014 e mio papà nel 2019 a causa di una grave malattia.

Per loro è stata una grande sofferenza vivere questa esperienza, i genitori desiderano il meglio per i figli.

Ci si accorge di essere limitati e quello che davi per scontato non lo è, diventa una sfida quotidiana, a volte non sai veramente dove sbattere la testa.

(seconda parte)

Come ho già detto nella prima parte della mia storia, quello che ho vissuto in prima persona mi ha dato una grande opportunità di crescita e da lì si è aperto il campo delle infinite possibilità e una nuova fase della mia vita, e tra momenti di gioia e di gratitudine, arrivò anche il mio momento down.

E’ successo che a causa di tutti questi eventi. Ad un certo punto, nel 2017, la mia anima si è ribellata e si è manifestata con una forte depressione, con una grave apatia, e anche un forte desiderio di morire, lo ammetto. Quindi entra in gioco mia sorella minore, 44 anni che si prende cura di tenere in piedi tutto quello che è rimasto.

Dopo diciotto mesi e la morte di mio papà, iniziai a sentire un movimento dentro di me, e qui potrei aprire un altro capitolo, ma non è questa la sede.

Evidentemente io avevo un compito superiore e grazie al grande aiuto di mia sorella Erica, che non finirò mai di ringraziare, sono riuscita ad emergere e ad uscire da quella terribile esperienza.

La vita spinge e lo scopo freme, una sorta di miracolo è accaduto dentro di me, 18 mesi di cui 11 di ricovero ospedaliero.

La mia anima questa volta mi ha dato la spinta verso la vera me, libera dai condizionamenti legati alla paura, dalle opinioni altrui, dalla preoccupazione, ansia e pensieri di scarsità, codici sociali, credenze limitanti che mi hanno fatto pensare e credere che io non sono abbastanza, che dovevo fare qualcosa per essere vista e accettata, adesso sono ciò che desidero essere, una persona semplice ma con una forte propensione verso la consapevolezza di avere uno scopo.

Nulla succede per caso, tutto ciò che accade è per evolvere e ora mi metto a disposizione degli altri ma con una modalità diversa, voglio mettermi al servizio di persone che stanno vivendo una situazione di disagio simili a quelle che io ho vissuto, per incoraggiare e dare speranza.

Tornando a mia sorella, lei è stata bravissima, non potevo avere una persona migliore al mio fianco in quel momento. Anche se non è stata una passeggiata, ho tirato fuori il peggio di lei, ma le sono estremamente grata per avere avuto la forza e la fede necessaria per aiutarmi a ritrovare me stessa e senza il suo aiuto non so se ce l’avrei fatta.

Ora sto molto meglio, almeno mentalmente, il fisico è un’altra cosa, un capitolo a parte, un’altra sfida da superare. L’artrite reumatoide si è impossessata di me e non mi molla da quando è iniziata questa storia, sì, perché come ho detto sopra quando si vivono situazioni di forte stress ci si può ammalare anche fisicamente.

Da qui molte riflessioni che desidero raccontare e condividere per chi avrà voglia di leggermi e approfondire.

Susanna B.

susi.brunelli@gmail.com